Dal rapporto dell’Istat è emerso che un quarto degli italiani sperimenta il rischio di povertà o di esclusione sociale; proprio in questo quadro desolante non stupisce che stiano proliferando dei punti di acquisto di oro usato.
E proprio questi negozi disseminati in tutta Italia (si parla di circa 20.000 punti vendita, di cui la maggior parte al Sud) sono gli unici a fare “affari d’oro”. Ammonta, infatti, a circa 350 mila euro il volume d’affari di ogni punto vendita con nessuna Iva da pagare (poiché l’attività rientra in quelle di rottamazione).
Bisogna tenere presente che questi negozi non sono soggetti a particolari garanzie se si tiene conto del fatto che l’unico obbligo di legge che sono tenuti a rispettare è la registrazione dei dati del venditore, spesso disatteso.
Per legge, poi, l’oro ritirato è da destinarsi alla “fusione”, ma non sempre i gioielli prendono questa via. Spesso, invece, gli oggetti con maggior pregio sono destinati a una re immissione in commercio.
Invitiamo i consumatori a stare attenti e, soprattutto, consigliamo di fidarsi solo dei venditori che richiedono i nostri dati e che effettuano il tracciamento della vendita (in particolare con la fotocopia della carta d’identità); inoltre non fermatevi al primo punto vendita, ma fate dei confronti sia su quello che è il prezzo di acquisto (che può essere differente tra punti vendita), sia sulla possibilità di eventuali ripensamenti. Risulta, infatti, che spesso nel caso di ripensamento venga richiesto il pagamento di una somma per ritornare in possesso del proprio oro appena ceduto.
Nel dubbio invitiamo tutti i consumatori a voler contattare la nostra sede di Varese per avere ogni più opportuno consiglio in merito agli acquisti effettuati.
Il Movimento Consumatori di Varese è sempre a difesa dei consumatori e si impegna affinché vengano date agli stessi le maggiori garanzie possibili. Soprattutto se una famiglia si vede costretta a vendere l’oro per affrontare i momenti di crisi.